L’etimologia della parola panico (panikòs) deriva dal Dio greco Pan, divinità dall’aspetto orrendo e terrificante, il corpo caprino con la coda e la testa umana con le corna; tanto orribile che la madre non lo vuole neppure allattare!
Questa immagine terrificante di Pan evoca ciò che un attacco di panico suscita quando questo sintomo si presenta inaspettato come un fulmine a ciel sereno.
L’attacco di panico rientra nei disturbi d’ansia ed è fra i disturbi “ingiustamente” più temuti tra i giovani tra i 16 e i 35 anni. Ingiustamente perché, riuscendo a superare il disagio fisico e psicologico che esso produce, l’attacco di panico rappresenta una significativa possibilità di rivisitare il proprio vissuto per trovare nuove chiavi di interpretazione a ciò che si crede procuri sofferenza.
L’esordio, come il suo successivo ripresentarsi, è spesso repentino, improvviso, aggressivo. Raggiunge rapidamente il culmine e dura da pochi secondi fino ad un massimo di 15/20 minuti, lasciando infine il soggetto in uno stato di profonda prostrazione e spossatezza mentale.
L’attacco di panico è generato da un’eccessiva risposta del corpo alla sensazione di paura. L’adrenalina viene prodotta in eccesso rispetto ad una normale condizione del corpo in movimento e ciò sta all’origine dell’insorgenza del sintomo che è fonte di sofferenza profonda fisica e psichica per il soggetto.
Il disturbo da panico sussiste se sono presenti almeno 4 dei seguenti sintomi somatici e cognitivi, ripetuti con continuità nel tempo da almeno un mese:
- Tachicardia
- Sensazione di asfissia
- Dispnea
- Vertigini, senso di instabilità
- Nausea, problemi gastrointestinali
- Svenimento
- Formicolio a piedi e mani
- Parestesia
- Paura di perdere il controllo, di impazzire, di morire
- Depersonalizzazione o derealizzazione
La maggior parte dei pazienti che ha fatto questa esperienza teme di avere un infarto del miocardio, un ictus e facilmente chiama l’ambulanza per un ricovero in ospedale. Questo purtroppo avviene anche dopo il primo attacco perché ogni volta esso si presenta con la stessa carica aggressiva inattesa
Gli attacchi di panico sono inquadrati all’interno dei disturbi di ansia e si possono manifestare all’interno di disturbi specifici, come fobie sociali, fobie specifiche, disturbi post-traumatici da stress, disturbi acuti da stress.
Come il DSM5 chiaramente descrive, per la diagnosi è essenziale valutare il contesto in cui si manifesta l’attacco:
- Attacchi di panico inaspettati in cui non appare un fattore scatenante all’interno di una specifica situazione, ma è improvviso
- Attacchi di panico causati da una specifica situazione (di pericolo)
- Attacchi di panico sensibili alla situazione con maggiore probabilità di manifestarsi in relazione a una data situazione .
Eccetto i casi di specifica predisposizione genetica, situazioni di stress acuto o di esposizione ad un evento estremamente traumatico l’attacco di panico può dipendere da cause psicologiche, conflitti interiori non elaborati o di cui il soggetto non è consapevole. Spesso il paziente pensa che il suo problema sia il sintomo, cioè l’attacco di panico ed è convinto che eliminandolo possa riacquistare il perduto equilibrio. Accade quindi che chieda che sia eliminato il sintomo, o magari anche solo sedato con farmaci. Così facendo egli rivela un’incapacità a entrare in contatto con il suo mondo interiore, a fronteggiare le proprie dinamiche intrapsichiche portandole a uno stato di consapevolezza emotiva.
L’attacco di panico funge da “campanello d’allarme” che mette in condizione di allerta il soggetto invitandolo a rivisitare il proprio vissuto, entrando in contatto profondo con le sue paure e i suoi desideri inespressi, nella piena accettazione e anche protezione dei propri limiti. Entrare in dialogo con il sintomo, senza sfidarlo, né solo sedarlo è una presa di coscienza che fa parte della crescita personale di ognuno di noi, un’opportunità di andare oltre alla risposta facile (sto male...elimino in ogni modo il male) per passare alla ricerca di ciò che il sintomo esprime (che senso ha oggi nella mia vita).