Subito dopo il periodo natalizio, come per non concedere spazio a tempi “vuoti” in cui poter pensare, riflettere, elaborare emozioni o semplicemente per lasciarsi andare al sacrosanto diritto di annoiarsi, iniziano i saldi.
Impossibile non notare come e quanto il rituale dei saldi di fine stagione assuma un’importanza significativa per la maggioranza delle persone: giovani e adulti, uomini e donne, tutti presi dal “diktat” dei saldi.
Come avviene nella favola del pifferaio magico stormi di persone anonime seguono in gruppo il richiamo dei saldi. In questo periodo, dai primi di gennaio a quasi tutto febbraio, si assiste alla “mise en scene” di file chilometriche di auto che cercano di entrare nei parcheggi (quasi sempre già pieni se non si arriva prima dell’apertura) ad attendere, in ulteriori lunghissime file, il permesso di accedere ai negozi. Si tratta di una processione silenziosa e mesta di gente accomunata dalla volontà di acquistare capi o oggetti a buon mercato, di non lasciarsi sfuggire l’occasione dell’anno.
Famiglie intere con bambini costretti a sottostare a questa tortura, e coppiette che, fra un bacio e uno sguardo languido, attendono di entrare in possesso dell’oggetto desiderato, che non è ovviamente il compagno, ma piuttosto il capo da indossare. Mi è capitato di ascoltare delle giovani (ma anche non più giovani) donne che, proprio in previsione dei saldi, decidono di rinnovare il loro guardaroba, portando alla Caritas ciò che, magari acquistato l’anno precedente, non indossano più perché considerato ormai obsoleto e con il proposito di riempire velocemente l’armadio di abiti nuovi. Si sentono così in pace con se stesse perché compiono la buona azione dell’anno, “privandosi” di qualcosa che appartiene a loro donandolo agli altri che ne possono aver bisogno e, nello stesso tempo, si liberano gaiamente di ciò che non vogliono più. E’ una fiera che si ripete ogni anno, con la stessa intensità. Non ci sarebbe niente di patologico se ciò avvenisse con lo scopo reale di acquistare qualcosa di cui essi hanno realmente bisogno. Anzi sarebbe positivo se ciò avvenisse avendo atteso i saldi per acquistare qualcosa di veramente utile per loro con l’intento di risparmiare qualcosa. Ma purtroppo questo atteggiamento riguarda un’esigua minoranza di casi. La gran parte delle persone acquista durante i saldi, dopo aver già ampiamente speso durante il periodo natalizio. Le motivazioni sono altre e di complessa natura.
La motivazione più semplice da intuire è quella di dimostrare a se stessi e agli altri di essere “bravi e furbi” a cogliere l’occasione da sfruttare, acquistando a metà prezzo, meglio e soprattutto prima degli altri, perché ovviamente l’offerta è limitata e bisogna essere veloci. Questo implica di arrivare necessariamente prima degli altri. E’ insita nella “caccia ai saldi” una forte componente competitiva che spinge il soggetto a entrare in un mood concorrenziale per essere il primo, o almeno uno dei primi. Si tratta di una vera e propria gara per possedere il saldo più vantaggioso.
Gli ormoni, serotonina e dopamina inclusi, si scatenano in questa fase.
E’ di secondaria importanza se l’oggetto è più o meno utile.
Anche i cercatori di funghi sono vittime della stessa dinamica inconscia: non importa se si devono alzare all’alba e fare un enorme sacrificio; l’importante è arrivare prima degli altri, anche se così non si godono niente della passeggiata nel bosco alla ricerca dei funghi.
Per quanto riguarda il bisogno di acquistare nuovi capi di abbigliamento, una seconda motivazione che spinge all’acquisto, nel caso, ripeto, in cui non se ne abbia necessità, sottende ad un particolare bisogno inconscio: quello di cambiare pelle, di rinnovarsi e visto che con ciò che si indossava non avveniva alcun cambiamento, forse, “travestendosi” si può ottenere una maggiore gratificazione. Rinnovando il look si può forse sedurre un nuovo fidanzato, si possono ottenere maggiori soddisfazioni professionali esibendo uno stile più ricercato grazie a un nuovo tailleur, magari solo di colore diverso, oppure l’abito nuovo può accentuare uno status symbol privilegiato, e così via.
Declinando quest’ultima motivazione a livello più profondo si può ipotizzare che dietro la ricerca superficiale di un look diverso attraverso gli abiti esista il bisogno di un autentico rinnovamento di se stessi che non si riesce a elaborare in forma migliore del cambiare abito.
Nella vita di ognuno di noi ci sono momenti o fasi della nostra esistenza in cui non ci riconosciamo; non siamo più capaci di capire quale sia la via da percorrere e verso quali desideri di vita orientarsi. Sono questi i momenti in cui tutto sembra sfuggire ad un’analisi profonda dei propri vissuti. Sembra facile, quasi automatico e comunque molto meno doloroso proiettare su un abito o su un oggetto da comprare la risoluzione del problema piuttosto che analizzarne attentamente i motivi e le possibili vie di uscita verso un cambiamento profondo e autentico.
Rincorrere i saldi diventa quindi una fuga dalla propria realtà interiore, un rifugio costoso e fondamentalmente inospitale, perché incapace di contenere l’inquietudine esistenziale che sta dietro a questo nostro comportamento spersonalizzato e spesso eccessivamente acritico.
Non volendo certo demonizzare l’evento delle vendite di fine stagione è bene forse sottolineare che spesso tutti noi siamo inconsciamente trascinati verso un “agire” inconsapevole al fine di dare voce a un’inquietudine emotiva che avrebbe bisogno di un’accoglienza e di un ascolto profondi, di un atteggiamento mentale più introspettivo.
Accade infatti molto raramente che agire, piuttosto che accogliere, riflettere e rimanere in attesa, produca benessere emotivo e serenità alla persona.